Chiara Alonzo

Maria Cristina Maccà: “Fantozzi? Fino a quel momento non lo avevo mai visto…”

Maria Cristina Maccà, Fantozzi

Maria Cristina Maccà, attrice poliedrica, talentuosa e caratterista. Già nell’età dell’adolescenza ha nutrito un forte interesse verso la recitazione. Ha iniziato a calcare i primi passi sul palcoscenico vicentino con la compagnia teatrale amatoriale, La baracca, di Renato Stranisci a diciassette anni e da lì, non ha più abbandonato il palcoscenico. Decide di portare alla luce tutto il suo talento, provando a sostenere l’esame di ammissione all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’amico. Coronando così, il suo sogno nel cassetto: diventare un’attrice. Aggiungerei: una grande attrice di vero talento.

Il suo esordio è avvenuto nel 1993 nel film Dove siete? Io sono qui con la regia di Liliana Cavani.

Numerose rappresentazioni teatrali interpretando i più grandi classici: Pirandello, Molière, Sartre, Eliot, Euripide, Eschilo, Griboedov, Brecht, Feydeau.

Ha sostituito nel nono film di Fantozzi, Plinio Fernando nel ruolo della figlia Mariangela Fantozzi e della nipote Uga Fantozzi dello sfortunato ragioniere Ugo Fantozzi, interpretato dal grande attore Paolo Villaggio, dall’inimitabile Milena Vukotic e da un’altra attrice talentuosa Liù Bosisio, nei panni di Pina Fantozzi. Plinio Fernando ha lasciato a Cristina Maccà una grande eredità: i ruoli sono stati indiscutibilmente più amati e diventati una vera e propria icona del grande schermo.

Chiacchierare con Maria Cristina è stato un onore.

Voglio iniziare l’intervista con una domanda un po’ inconsueta: come stai Maria Cristina?

Bene ma un po’ giù di tono perché non sto lavorando.

In questo periodo storico senza precedenti, purtroppo il mondo dello spettacolo è stato particolarmente colpito. Secondo te potrebbe esserci una nuova chiave di lettura per il teatro?

No. Secondo me no. Il teatro va fatto in modo tradizionale. Non ha senso fare teatro in streaming, sulle varie piattaforme. Perderebbe tutto il suo fascino. Il teatro è uno scambio tra uno spettatore e un attore; bisogna farlo dal vivo, non si puo’ concepire nella modalità proposta.

Secondo te cosa si potrebbe fare per aiutare la categoria degli attori così colpiti, in particolar modo quelli del teatro?

Non lo so perché spesso gli attori sono considerati  l’ultima ruota del carro della filiera. Quando, invece sono il motore e il cuore pulsante. Il sipario non si apre se non ci sono gli attori, il cinema non si fa se non ci sono gli attori. Anche se è un “GRANDE LAVORO DI SQUADRA”, fatto dagli attori e tutte le maestranze della filiera, non si puo’ fare a meno l’uno dell’altro. Ma se non c’è la figura dell’attore?

Come nasce la tua passione per la recitazione? La tua prima esperienza?

Ho cominciato a fare teatro all’età di diciassette anni in una compagnia amatoriale a Vicenza attraverso cui ho avuto la fortuna di avere un grande maestro che mi ha insegnato le basi del teatro. Ho debuttato nello stesso anno con Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello, un bellissimo spettacolo e una bellissima edizione così come l’allestimento. Dopodiché mi ha incuriosito, ho voluto approfondire gli studi, tentando di entrare all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Sono entrata in Accademia, inaugurando così il secondo capitolo della mia vita, mettendo tutte le mie energie in quel percorso.

L’insegnamento più bello che porti nel cuore quando frequentavi l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica di Silvio D’Amico?

Tutti gli insegnanti ti lasciano un segno, nel bene e nel male si impara sempre qualcosa. Tutto fa bagaglio.

Hai mai ricevuto un “no” durante la tua carriera? Come hai reagito?

Tutti i giorni! Sempre! Non riesco a farmi prendere in considerazione nemmeno per fare un casting.

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Hai sostituito Plinio Fernando nel ruolo di Mariangela, figlia di Fantozzi e Uga Fantozzi, la nipote. Com’è stato interpretare questi ruoli che sono ormai iconici e amati dal pubblico?

Tu non ci crederai e credo che un giorno scriverò una biografia: sapevo chi fosse Fantozzi, chi fosse Paolo Villaggio, però prima di allora non avevo mai visto uno dei film che interpreta lo sfortunato ragioniere, al cinema o in televisione perché non era un genere di film che mi interessava pur sapendo il grande talento di tutto il cast davvero notevole: Paolo Villaggio, Anna Maria Mazzamauro, Milena Vukotic. Quando mi hanno proposto di fare il provino per fare Mariangela e Uga, la grandissima Mariapia Rocco che, all’epoca era l’aiuto regista di Neri Parenti, io non sapevo di che cosa si trattasse. Dopo mi sono dilettata a studiare il personaggio.

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Che ricordo hai di Paolo Villaggio sul set?

Un ricordo meraviglioso. Era molto più divertente vederlo lavorare che vederlo sul grande schermo. Per me era un grande artista. Lui ha inventato un personaggio davvero unico.

Com’è stato lavorare con una grande artista come Milena Vukotic?

Milena è una persona straordinaria. L’avevo conosciuta sul set di Fantozzi, rincontrandoci poi, in uno spettacolo teatrale: un testo di Dacia Maraini Un tagliatore di teste a Villa Borghese nel 2003. Un bellissimo spettacolo.

Quali sono i tuoi film preferiti? C’è un ruolo che avresti voluto interpretare?

Ci sono molti film che mi piacciono e di registi con i quali mi piacerebbe lavorare. Il più bel complimento per un attore è sentirsi dire di non essere stato riconosciuto quando interpreta un personaggio e, la bravura di un regista è nel vedere quello che un attore potrebbe diventare, non ciò che è.

Progetti futuri?

Ho degli spettacoli da fare a teatro, precisamente al Teatro Di Documenti di Luciano Damiani, uno spazio meraviglioso a Roma, costruito e creato da lui a Testaccio. Damiani è stato un grande scenografo, costumista e architetto; ha collaborato a stretto contatto con Giorgio Strehler. Spettacoli che hanno fatto la storia del teatro italiano.

 

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