Nelle scorse settimane è andato in scena il 77° festival della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, un evento molto atteso. Questa manifestazione accompagna, ormai, da anni gli appassionati presso la Biennale di Venezia; quel red carpet è uno specchietto per tantissime personalità di tutto il panorama del cinema internazionale.
Anna Foglietta, bella attrice di alto livello, è stata scelta come madrina di “Venezia77”. In questo festival, si ha la possibilità di visionare in anteprima alcuni corti, film e documentari presentati da registi e interpreti.
Evento di grande classe, stile e meritevole di attenzione e rispetto.
Il pubblico ha potuto assistere anche alla “sfilata” delle influencer; ma, a questo punto, una domanda sorge spontanea: le influencer, in una cornice così inebriante di creatività e di arte cinematografica, non sono fuori contesto? O meglio … fuori concorso? Riflettendo bene, ci si rende conto che per tale categoria di persone è fondamentale “sfilare”, mettersi in mostra approfittando dell’occasione per poter essere immortalati da fotografi di tutte le testate giornalistiche, nazionali e internazionali, accontentandosi di strappare applausi e lasciarsi fotografare. I cosiddetti “5 minuti di celebrità”.
Giusto. Lecito. Peccato, però, aver dimenticato un elemento fondamentale: le influencer in questione, sono attrici? Sono registe? Autrici di qualche film, documentario o corto? Questa smania spasmodica di volersi sentire in dovere di stare sempre sotto i riflettori, anche quando oggettivamente non dovrebbero, è uno schiaffo morale a chi davvero e da sempre svolge questo mestiere con amore, dedizione e passione. Probabilmente le influencer sono persone convinte che, avendo milioni di follower, possono mettersi sullo stesso piano di un/a grande attore/e.
Giulia De Lellis, arrivata a Venezia, con un fare “da diva di Hollywood”, ha evidenziato e ostentato un’infiammazione cutanea, volgarmente denominata acne, di cui è portatrice. Arrivata un po’ in ritardo con questa “mossa” mediatica. Di certo, infatti, non era necessario questo palesare per capire che l’acne è una problematica diffusa della quale non bisogna vergognarsi. Ennesimo tentativo di accaparrarsi altri consensi.
Magari, in futuro, si organizzerà un festival dedicato solamente alle influencer?!?
Chiara Alonzo