Metis Di Meo, ragazza dalla bellezza acqua e sapone, dalle mille risorse e dai mille talenti con una mente analitica e sincretica. Appassionata dell’arte e ama scrivere. Da piccola intraprende la carriera da attrice ma a 16 anni capisce che quella sarebbe stata una strada sbagliata per poter comunicare i propri sentimenti. Carattere formato, deciso e intraprendente già da ragazzina portandola ad essere oggi La conduttrice per eccellenza ed anche un’ottima autrice. Un grandissimo curriculum: artista versatile dalle mille esperienze in Rai e Mediaset, lavorando con i più grandi Maestri del mestiere ed avere un percorso invidiabile oltre ad un enorme successo. Punta di diamante per la Rai, “Il Nostro capitale umano”, ideato e condotto dalla bella Metis, andato in onda il Sabato mattina alle 10. Programma per lei di grande valore sociale, in collaborazione con l’Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro; dedicato al servizio pubblico incentrato in ogni puntata con una storia diversa, mettendo in luce le tematiche e le problematiche sociali e lavorative, in ogni ambito e settore: aiutare le persone a collocarsi o ricollocarsi nel mondo del lavoro come anche strumento di integrazione sociale.
Siamo arrivati alla fine di questa stagione: una puntata molto ricca e un programma che ti ha portato alla scoperta di tantissime e bellissime realtà lavorative. Com’ è stata questa stagione? Quali ricordi e storie ti hanno colpito di più?
E’ stata una stagione intensa. Il progetto della seconda stagione è iniziato in Primavera, poco prima della pandemia e portarla avanti è stata davvero un’avventura tra i vari cambiamenti della situazione nazionale come anche la gestione del personale, delle aziende, le chiusure, lo smart working: è stato un processo che ha velocizzato sicuramente le esigenze ad alcune competenze di digitalizzazione, cercando di sottolineare soprattutto quanto alcuni ruoli non siano più importanti in presenza; necessarie invece alcune delle nuove professioni, green, relative all’organizzazione delle risorse umane, all’analisi dei dati. Un periodo che ha fatto capire alle aziende quali siano le necessità sottolineando l’urgenza del cambiamento. Abbiamo trattato i temi come l’alternanza scuola-lavoro, l’importanza dell’orientamento, categorie protette, professioni future in tutti gli ambiti, lavoro al femminile e violenza economica, parità dei diritti all’interno del lavoro, uscire dal lavoro e aiutare le persone a riqualificarsi. Il grande gup dal quale è nato il mio programma è cercare di capire perché domande e offerta hanno difficoltà ad incontrarsi e la difficoltà della comunicazione tra domanda e offerta. Mi hanno supportato, in questo progetto, anche le agenzie per il lavoro, aiutandomi a trovare queste storie.
E’ prevista già un’altra stagione?
Spero di si. C’è stata grande soddisfazione da tutti e tre i Ministeri che ci hanno supportato: Del lavoro, delle politiche agricole e dell’ambiente. C’è stato un grande riscontro da parte delle scuole, ci hanno contattato in tantissime per far sì che potessimo fare degli incontri di orientamento al lavoro, magari è presto per poterlo dire ma c’è la volontà da parte di tutti, continuare un progetto che ha assunto un valore istituzionale e didattico. E’ un programma che fa servizio pubblico che deve aiutare a comprendere ed io sento il dovere di farlo e per noi è un enorme orgoglio; sapere di essere riusciti a far uscire di casa un ragazzo, alzare dal divano anche solo un adolescente, con la voglia di rimettersi in gioco, per noi è una vittoria.
Hai iniziato da giovanissima. Un grande curriculum e successo. Com’è stato questo tuo percorso?
Sono sempre vissuta nell’arte, da madre ballerina a padre regista di documentari facendomi vivere nella bellezza dell’arte, dei festival, infatti la mia adolescenza l’ho vissuta tra Cannes, Venezia, Los Angeles. Mi hanno abituata ad andare due volte a settimana al cinema e teatro, credo che migliore abitudine non ci potesse essere. Ho iniziato in maniera involontaria. Pensavo che la recitazione fosse la via più bella per comunicare ed invece a 16 anni ho capito che per me non lo era. Amo scrivere ed ho deciso di unire la mia passione alla conduzione. Sono una persona smaniosa, superattiva, mi piace mettermi in gioco, non essendoci una scuola per fare questo lavoro, ritenevo che la cosa migliore da fare potesse essere cercare di lavorare con più produzioni possibili ma specialmente con tutte le persone delle quali avevo stima autori e soprattutto conduttori avendo l’obiettivo fisso di lavorare con Arbore, Boncompagni, Baudo, Carrucci, Frizzi: volevo vedere quale fosse il metodo e l’approccio utilizzato. Un vero e proprio periodo formativo. Facevo un po’ di tutto: da inviata, a valletta, a collaboratrice, scrivevo i testi, co-conduttrice. La cosa importante è sempre stata quella di imparare e capire.
Qual è secondo te, un elemento fondamentale per riuscire in questo ambito?
Un’analisi reale e sincera delle proprie competenze e qualità, conoscere il mondo esterno. Capacità di specializzarsi e continuare a formarsi perché il linguaggio cambia, cambiano i mezzi di comunicazione. Sapersi adattare alle novità in continuo cambiamento.
Progetti futuri?
Assolutamente. Tanti. Adesso sto lavorando ancora ad “Uno mattina” e su due programmi nuovi di grande valore sociale anche se il periodo storico non è dei più semplici per portarli alla luce. Ho l’idea di continuare il progetto de “Il nostro capitale umano” di orientamento e formazione in giro per l’Italia appena sarà possibile, ma comunque avere un dialogo diretto con i ragazzi e tutti coloro che hanno bisogno di orientarsi verso il mondo del lavoro.