Alessandra Drusian e Fabio Ricci, meglio conosciuti come i Jalisse, tornano sulla scena con il singolo tra Rose e cielo che anticipa l’uscita del nuovo album previsto per i primi mesi del 2013. La vittoria al Festival di Sanremo nel 97, le polemiche, le accuse di plagio, il caso dell’Eurofestival e tante altre malignità non hanno abbattuto Alessandra E Fabio che festeggiano i loro 20 anni di attività e amore. Il loro ultimo lavoro sta riscuotendo consensi su Youtube e su diverse radio regionali ma i grandi network continuano a voltare le spalle. Nel 2013 per loro tanti progetti, anche nell’Est Europa. Lo Spaccatv ha rivolto ai Jalisse alcune domande.
Da qualche settimana è uscito il vostro nuovo singolo Tra rose e cielo, scritto da Younis Tawfik e Fabio Ricci. Ce ne volete parlare?
“Un brano a cui teniamo molto, per la simbologia ed il significato che è nel suo interno. La famiglia, il viaggio, l’aiutarsi, le rose, la spiritualità, i 20 anni insieme tra amore e professione. Un testo importante che descrive l’attesa di una donna per il suo uomo partito per una missione d’aiuto”.
Il singolo anticipa il nuovo album che uscirà nel 2013. Quali temi affrontate nel vostro ultimo lavoro e quale riscontro vi aspettate?
“Beh è il nostro lavoro e quindi ci aspettiamo il meglio; l’impegno che mettiamo è come per qualsiasi mestiere, bisogna avere rispetto, regole e costanza. Poi sarà il pubblico che sceglierà se questi brani saranno di gradimento e li accompagneranno durante il giorno oppure no. I temi sono diversi, ma sempre con una chiave di apertura, di speranza e di dialogo”.
Dopo la vittoria di Sanremo un certo tipo di stampa vi ha messo il bastone tra le ruote, prima la storia del plagio, poi l’Eurofestival e il discorso delle meteore sanremesi. In realtà avete continuato a fare un sacco di cose, anche lontano dai riflettori. Come rispondete a distanza di anni a certe malignità?
“Non solo la stampa, ma gli addetti ai lavori e alcuni artisti. Purtroppo nel nostro Paese c’è l’abitudine di usare l’ironia per essere simpatici e attaccare chiunque legandosi al branco di lupi. Io credo che tra artisti debba esserci solidarietà e che alcuni (non tutti, grazie a Dio) giornalisti dovrebbero documentarsi prima di scrivere. Questo perchè anche loro fanno danni e il pubblico spesso crede e duplica ciò che si scrive. Alcuni discografici poi sono troppo intenti a pensare al proprio business calpestando qualsiasi cosa capiti davanti ai loro occhi. Io sono sempre stato schifato del non diritto di replica e dell’atteggiamento demolitore nei nostri confronti. Ma siamo forti e rispondiamo con la musica”.
Festeggiate i 20 anni di attività e di coppia. C’è un segreto dietro il vostro forte feeling?
“Rispetto per la musica e per il pubblico e amore per la nostra famiglia. Una tribù è legata da tanti vincoli e struttura la sua vita per crescere bene, almeno si impegna”.
Recentemente a Praga avete incontrato Davide Mattioli e Andrea Andrei, due cantanti che da quelle parti e in tutto l’Est Europa sono molto conosciuti e apprezzati. Farete qualcosa insieme in futuro?
"Assolutamente si! Davide e Andrea sono due Star dell’Europa dell’Est e ci sembra di averli amici da una infinità di anni. Ecco gli artisti e le loro umiltà e professionalità: sono un esempio! Ci hanno fatto conoscere colleghi fantastici con cui inizieremo il prossimo progetto musicale".
Il nostro sito parla soprattutto di tv, cosa ne pensate della televisione attuale, cosa vi piace e cosa proprio non sopportate?
"L’ipocrisia, la cattiveria e la cronaca nera che scorre quotidiana. Si pensa che la gente sia incollata alla tv solo se passano disgrazie, non ci sono spazi per fare musica e si parla in continuazione. La gente inizia a conoscere sempre più il web e i canali alternativi".
Avete una vostra etichetta, la Tregatti, qual è il vostro giudizio sullo stato delle più importanti case discografiche, le cosiddette major?
"Si stanno accorpando mantenendo però una grande forza, essendo multinazionali. Molte produzioni estere producono più ricchezza e un prodotto trova il suo piazzamento sulle affiliate di nazioni diverse, mentre i brani italiani fanno fatica. In Italia le vendite sono calate, i licenziamenti di promoter direttori artistici e filiera stanno aumentando. Fioccano le etichette indipendenti e credo che i giovani debbano, parallelamente al perfezionamento di uno strumento, imparare anche a diventare manager di se stessi".
Siete da sempre impegnati nel campo umanitario. Quanto è importante per voi la solidarietà e secondo voi l'ambiente dello spettacolo fa abbastanza per aiutare chi è meno fortunato?
"Chi fa questo mestiere è fortunato, ha la possibilità di parlare al pubblico e raccoglie consensi. E’ fondamentale usare queste dinamiche per catalizzare forze e attività. Già la musica aiuta le persone a stare meglio (a volte anche il contrario, purtroppo), se uniamo alla musica un messaggio di valore allora abbiamo realizzato un capolavoro. Spesso gli artisti si riuniscono per fare progetti di collaborazione e raccolta fondi, poi ognuno ha la sua coscienza con cui parlare".
Il vostro fan club è ben curato e organizzato. Avete un rapporto diretto con il vostro pubblico?