Al Giffoni Film Festival un film sull’importanza dell’amicizia vince nella categoria “Elements + 6”. Parliamo di ‘Grotto’, lungometraggio italiano interamente girato nelle Grotte di Frasassi, diretto da Micol Pallucca, già produttrice per Mediatrade e fondatrice della Thalia Film ed esordiente dietro la macchina da presa. Il film racconta la storia di tre bambini che costringono un compagno di classe a una prova di coraggio per entrare nel loro gruppo.
Durante la prova, che consiste nel reperire un teschio da una chiesa abbandonata, il bambino è inghiottito da una voragine che si apre sul pavimento della chiesa.
Gli altri bambini, che erano rimasti fuori, accorrono, si affacciano al buco, chiamano l’amico ma non ottengono risposta. La sorellina di uno di loro, che li ha seguiti, irrompe nella chiesa e, appesa a una corda, si cala nella voragine ma precipita trascinando gli altri con sè.
I bambini si ritrovano così all’interno di antiche grotte e si mettono alla ricerca di una via d’uscita aiutati da Grotto, una creatura simile ad una stalagmite. Ad accompagnare nelle loro peripezie i piccoli protagonisti la colonna sonora originale di Francesco Cerasi e il brano ‘Matrioska’ interpretato dai Two Fingerz con la partecipazione di Lorenzo Fragola.
Un film duro basato su una storia vera, una lotta spietata di un ragazzo per salvare l’ultimo pezzo di umanità e dignità in una società oppressiva. A Giffoni il lungometraggio vincitore della sezione Generator + 13 è il tedesco ‘Sanctuary’ (Germania, 2015). Siamo nel maggio del 1968: Rolling Stones, pantaloni a zampa di elefante, minigonne, rivoluzione sessuale, proteste contro la guerra del Vietnam sono lo scenario del mondo. Mentre la Germania si incammina verso una nuova epoca di libertà, Wolfgang, un ragazzo di quattordici anni dallo spirito ribelle e contestatario, viene mandato a Freistatt, una casa-famiglia per giovani problematici.
Lì sarà ‘rieducato’ per essere trasformato in un ragazzo morigerato.
Wolfgang mette in atto una strenua e decisa opposizione contro le brutali condizioni di lavoro e le spietate modalità educative imposte nell’istituto, battendosi per non farsi assoggettare.
Ma ci si chiede per quanto tempo riuscirà a resistere a un sistema dominato dalla violenza e dall’oppressione senza giungere a brutalizzare se stesso.
“Fino agli anni Settanta, l’istituto di Freistatt è stato considerato come una delle strutture più rigide per l’assistenza sociale ai giovani, e un capolinea comune a molte carriere nell’ambito delle case-famiglia – afferma il regista Marc Brummund, nato nel 1970 in Germania, che ha studiato psicologia e giornalismo – I destini dei ragazzi a Freistatt sono esemplari, per quella che è stata probabilmente la più grande ingiustizia mai perpetrata all’interno di questo genere di istituti in tutta la Germania”.
Il film “è stato realizzato con il sostegno della Chiesa -aggiunge il regista a Giffoni– ed è stato girato nei luoghi originali, che sono vicini a dove sono cresciuto e a dove ho vissuto la mia infanzia. Il contrasto che vedeva, alla fine degli anni Sessanta, da una parte la rivoluzione sessuale e la conquista della libertà, e dall’altra parte un sistema chiuso e repressivo in cui il tempo sembrava essersi fermato, ha rappresentato l’incentivo principale a realizzare questo film”.